MARTA CZOK: RETROSPETTIVA 1982 – 2005
Figure rotonde, archetipi di mostri e metafore della modernità ritraggono uno sguardo inquieto e profondo, nonché attuale. Marta Czok.
di Livia Bidoli
Gli splendidi corridoi dei Musei di San Salvatore in Lauro ospitano ben 40 opere di Marta Czok, un'artista di origine polacca che offre una retrospettiva di un ventennio sulle sue opere. Le figure rotonde, archetipi di mostri e metafore della modernità, ritraggono uno sguardo inquieto e profondo anche dell’attualità.

L’Europa ritratta nelle tele degli anni ’80 ci mostra un quadro parodistico sulla Guerra Fredda che flagellava quegli anni: la vecchia Unione Sovietica e l’America impaurita e schizoide dei nostri Anni di Piombo si fronteggiano in un duello primitivo a base di pugni.

La guerra allora era aperta e le due fazioni, capitalismo e comunismo, conducevano un’aspra lotta. Nelle tele di Czok, questa lotta viene ingigantita in figure allampanate e prive di serietà, come in “Un Napoleone qualsiasi”, dove viene esorcizzata la forza inutile della tirannia, sostituibile con la mediocre figura di un “chiunque” sottoposto a rigidi quanto inutili comandi.

Le dialettiche intorno alla società, la guerra, la lotta contraddistinguono la prima parte dell’escursus con le sezioni: Volo, Tempi, Lotta. La seconda parte della mostra, invece, si occupa della vita più apparentemente semplice dell’individuo, in particolar modo delle donne: osserviamo interni casalinghi, feste di Natale, cene in giardino ed interni di case di bambole. Tutti questi quadri sono stati realizzati recentemente, dal 1992 in poi e la maggior parte delle opere sono degli ultimi cinque anni.

Quello che colpisce dell’artista è il tratto leggero, sebbene dipinga a volte situazioni drammatiche, come quelle relative alla seconda guerra mondiale, con i tedeschi in prima linea e ben evidenziati dagli elmi tipici del Terzo Reich.

Il tratto esilarante, l’aggiunta di una bambolina in primo piano sulla destra del quadro, oppure le stesse espressioni incredule dei soldati, fanno librare il lavoro di Czok verso le alture dell’ironia, accompagnandoci in un viaggio che altrimenti sarebbe veramente angosciante.

Un ultima notazione per “Le scarpette rosse” (2003) e “La nuova fidanzata” (2004): in queste due opere si mischiano il bianco e nero da una parte e il colore dall’altra, nel primo caso colorate sono soltanto le scarpette, nel secondo la nuova fidanzata. Questo è un dettaglio tipico del modo di dipingere di Cozk, la quale mischiando nelle sue tele queste due riprese fotografiche ne sottolinea le divergenze: il dettaglio colorato e lo sfondo danno anche una misura della vitalità dei contenuti dei suoi quadri. Il colore è sempre al posto della vita e il bianco e nero o il grigio riassumono valori negativi e poco chiari, ambivalenti appunto, come nelle prime tele.

Info
Ufficio stampa: Slawka G. Scarso 380.7038726
press@martaczok.com - www.martaczok.com
Catalogo: Il Cigno Edizioni: zichichi@ilcigno.org


(02/01/2007)