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TERRA DI MEZZO E DIMENSIONI PARALLELE NEL VIAGGIO SCIAMANICO
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Tra gli antichi metodi di guarigione sciamanica vi è la Caccia all'anima, un viaggio alla ricerca dei nostri pezzi perduti di anima. Ma quali sono i luoghi e le esperienze vissute durante questo viaggio alla ricerca di se stessi?
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di Giancarlo Tarozzi
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Nella visione sciamanica esistono tre piani nei quali é possibile spostarsi: quello inferiore, nel grembo di Madre Terra, quello superiore, posto in cielo, e la terra di mezzo, corrispondente alla realtà spaziotemporale nella quale ci muoviamo di solito.
Vi invito a non lasciarvi fuorviare dalle similitudini con la visione dantesca di Inferno, Purgatorio e Paradiso, in quanto contiene una connotazione gerarchica e di giudizio premio/punizione del tutto assente nei piani nei quali si compie la caccia all’anima.
La maggior parte delle esperienze della caccia all’Anima si compie nel mondo sotterraneo, in quanto le parti di anima che si allontanano in seguito a traumi e sofferenza vanno istintivamente a cercare protezione in una dimensione materna, protettiva; una specie di ritorno alla condizione fetale.
Il concetto di sotterraneo, quindi, non ha alcuna connotazione infernale; del resto, aver posto dualisticamente, da parte delle religioni patriarcali, la beatitudine vicina al Dio Sole e l’inferno nel grembo della Dea Terra rientra in un lavoro più vasto volto a demonizzare le energie femminili e le manifestazioni della Dea.
In una visione più equilibrata quale quella primordiale del matriarcato, i tre piani sviluppano tra loro una interazione dialettica in cui il Tutto é sempre superiore alla somma delle parti.
Come ho descritto in “Caccia all’Anima” (ed. Amrita), le prime cacce avvengono sempre nella regione ctonia anche per la corrispondenza intuitiva con il piano dell’inconscio. Solo in seguito ci si sente chiamati a lavorare sugli altri piani. C’è un solo consiglio da seguire: non decidere nulla, non lasciarsi guidare dall’elaborazione razionale ma dall’intuizione. Quando inizio una caccia non so mai in quale regione si svolgerà; mi preparo al rituale e poi seguo il momento; generalmente sarà l’animale di potere a indicarmi la direzione da seguire.
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Il sottomondo si presenta sempre come un luogo fisico della natura: si entra attraverso una grotta o un’apertura del terreno, dopo di che si incontrano valli, boschi, fiumi, laghi… una vera e propria orografia sotterranea che può cambiare ogni volta, e che – magari – è all’origine di alcuni miti sulla Terra Cava. Di solito si tratta di una regione nella quale la vita, animale e vegetale, é quanto mai fitta ed intensa.
Il sopramondo si presenta invece in genere come un piano eterico, quasi immateriale. I colori sono generalmente pastello, tutto ha un aspetto che definirei “liquido”. La luce è spesso molto intensa, i suoni vividi e gradevoli. Chi ha visto il film “Al di là dei sogni”, uscito nel 1998, può farsi un’idea visiva di come tale dimensione possa manifestarsi. Spostarsi in questa dimensione é un’esperienza simile a quella dei viaggi astrali.
La terra di mezzo appare identica alla nostra realtà ordinaria; talvolta si viaggia in essa, spostandosi nello spazio o nel tempo, per ricercare pezzi d’anima rimasti magari intrappolati nel passato o nei luoghi felici dell’infanzia. Talvolta gli sciamani penetrano in questa dimensione per aiutare il distacco dal piano fisico di persone morte in maniera traumatica e rimaste intrappolate dall’attaccamento ad un luogo o alle persone amate in vita. Su un piano più prosaico, talvolta, viaggiano nella terra di mezzo per portare un messaggio a sciamani appartenenti ad un’altra tribù, situata magari dall’altra parte della giungla…
La tecnica per muoversi in queste dimensioni é concettualmente semplice: allargare la nostra percezione, così da sintonizzarci su altre frequenze vibratorie. Anche nella nostra esistenza quotidiana, del resto, percepiamo solo quello che ci interessa: provate a confrontare il ricordo di un viaggio o di un incontro particolarmente intenso con qualcuno che l’abbia condiviso con voi, e vi accorgerete che, pur concordando sulle linee generali, invariabilmente ognuno avrà percepito aspetti, colori, episodi che all’altro saranno sfuggiti.
Di fronte a una persona attraente del sesso opposto probabilmente noi rimarremo colpiti dagli aspetti più affascinanti, il (o la) nostra partner dai difetti fisici…
Vi sarà capitato qualche volta nella vita di perdere le chiavi, o un agenda, di aver iniziato a dire a voi stessi “devo assolutamente cercarli” e di aver, quindi, iniziato a vagare per la casa mettendola a soqquadro senza risultato, per poi accorgervi che erano in bella vista sul tavolino. Alcuni in questo caso attribuiscono la cosa allo scherzo di qualche folletto, ma la spiegazione è molto più semplice, e risiede proprio nelle caratteristiche del nostro inconscio, che cerca in tutti i modi di compiacere alla nostra visione del mondo e di ubbidire alla lettera alle nostre intenzioni.
Nel momento in cui affermo con decisione “Devo cercare l’agenda” l’inconscio mi porta a non vederla, in quanto ciò porrebbe immediatamente termine alla ricerca stessa; ecco che posso passarle davanti decine di volte senza vederla. A un certo punto, stanco ed esasperato, magari ripeto tra me “Accidenti, devo proprio trovarla… voilà, eccomi accontentato, a quel punto la vedo.
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Una volta compreso questo meccanismo, si può capire l’insegnamento sciamanico sulla necessità di mutare la nostra prospettiva per poter percepire le realtà “sottili”.
Quando accompagno le persone a vivere questa esperienza nei training di Caccia all’Anima, un momento fondamentale è quando nei partecipanti cade la barriera dello scetticismo e dell’incredulità che impedivano di vedere e a quel punto si é in grado di continuare a lavorare per proprio conto.
L’esperienza della Piramide di Cheope, da questo punto di vista, per me è stata fondamentale: una volta sospesa per un momento l’incredulità, era realmente possibile passare alternativamente dalla prospettiva del pavimento a quella del soffitto, un po’ come accade quando osserviamo un’illusione ottica nella quale vediamo una serie di cubi che a seconda della nostra prospettiva ci appaiono alternativamente come concavi o convessi.
Un’esperienza altrettanto significativa è il Rituale dello Specchio, che completa un lavoro iniziatico di nove giorni, la One Experience. In esso i partecipanti osservano a lungo l’immagine del proprio volto riflessa nello specchio stesso, fino a vederla letteralmente scomparire; a questo punto iniziano a presentarsi altre immagini, che completano e integrano il lavoro svolto fino a quel punto. In tutte le One Experience che ho condotto, non mi è mai capitata una persona che non abbia vissuto l’esperienza della scomparsa dell’immagine del proprio volto: il segreto non sta solo nel rituale, ma in tutto il lavoro dei giorni precedenti nei quali si è portati a far completamente piazza pulita dei propri schemi e condizionamenti per ritrovare un contatto intimo con l’Uno dentro di sé. A quel punto la mente é pulita e pienamente funzionale, ed è quindi in grado di recepire il mondo circostante in una maniera molto più completa e globale.
Qualche tempo fa, a Londra, ho visto uno spot della BBC che esprime perfettamente come, allargando la nostra visione del mondo, si trasformi completamente la nostra prospettiva e perché i Maestri di tutte le tradizioni abbiano sempre ripetuto come giudicare sia estremamente difficile in quanto non siamo mai sicuri di disporre di tutti gli elementi di una situazione.
Nello spot si vede una signora anziana, dall’aria decisamente benestante ma distratta, che passeggia con la borsetta aperta e dall’immagine si vede chiaramente affiorare invitante un borsellino gonfio. Poi l’inquadratura ci mostra un ragazzo, pochi passi dietro, dall’aria decisamente equivoca, che la fissa. A un certo punto parte di corsa e spinge la donna in un portone…
A questo punto una voce fuori campo spiega che la stessa scena verrà riproposta in una prospettiva più allargata.
Nell’inquadratura panoramica vediamo che alcune travi di legno di un ponteggio stanno precipitando e travolgerebbero senz’altro la donna se il ragazzo non si fosse lanciato per salvarla…
Ancora una volta, è tutta una questione di punti di vista. Viaggiare nelle realtà parallele per riportare a casa i pezzi di anima perduti, per esempio, ha un significato ampio e complementare a quello proposto dalle terapie psicologiche: queste ultime lavorano solo con le parti “rimaste a casa”, ed ecco perché difficilmente con esse la guarigione è completa. Il guaritore spirituale, invece, si propone per prima cosa di ricostituire la totalità dell’individuo (allargando così la prospettiva della propria vita), dopo di che è possibile fare ricorso come supporto a tutte le terapie naturali per accelerare e completare il processo di guarigione.
Per informazioni sui semninari di Caccia all'Anima e sulle altre attività dell'Associazione Pachamama, consultare il sito web.tiscali.it/pachamama, scrivere a pachamama@inwind.it o telefonare al 069032785 o al 3387255800.
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(30/08/2006)
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