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La situazione italiana ed Europea:

In Europa la Germania ha già raggiunto e superato gli obiettivi indicati dal Protocollo. L’Italia, invece, deve fare ancora molta strada. La direzione generale del ministero dell’Ambiente, guidata da Corrado Clini, è alle prese con la contabilità delle riduzioni. «E’ vero, gli impegni ci imponevano una riduzione del 6,5% sotto i livelli di emissione del 1990 e siccome i consumi energetici sono cresciuti, ora dovremo ridurre di circa il doppio entro il 2012. Ma abbiamo già individuato gli strumenti e le modalità per farlo, coinvolgendo le imprese nazionali in azioni che diventeranno economicamente vantaggiose», assicura il dirigente.

Secondo i piani, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica (CO2) e degli altri gas riscaldanti dovrà attestarsi attorno a 100 milioni di tonnellate all’anno di CO2 equivalente. «Concentreremo gli interventi nel quinquennio 2008-2012, con la metà delle riduzioni in campo nazionale e l’altra metà in Paesi in via di sviluppo, così come previsto dai meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto», spiega Clini. Poiché il problema del riscaldamento è globale, infatti, è indifferente che i gas siano eliminati in un luogo o nell’altro.

In campo nazionale le azioni previste riguardano incentivi per lo svecchiamento del parco automobilistico; mini impianti di cogenerazione dell’energia elettrica e del calore diffusi a livello di quartiere; riforestazione di terreni marginali con specie ad alto assorbimento di CO2. «Per ogni settore stiamo individuando le imprese pubbliche e private da coinvolgere e le regioni in cui operare», aggiunge Clini.

L’impianto di nuove foreste o la coltivazione di quelle già esistenti ma da rivitalizzare sono già iniziati in Cina e Argentina e saranno estesi in Brasile a in alcuni Paesi Nord Africani come contributo alla lotta anti-desertificazione.


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